Il 10 aprile le Sezioni Unite della Corte di cassazione si esprimeranno sul parametro del «tenore di vita analogo a quello avuto in costanza di matrimonio», al quale da quasi trent’anni si è rapportata la giurisprudenza in relazione al diritto all’assegno divorzile, messo in crisi dalla Prima Sez. Civ. della Cassazione con la sentenza n. 11504 del 2017.
Con il divorzio ciascuno va per la sua strada, ammonisce la Corte, con le risorse di cui dispone in quanto singolo/singola in base al principio dell’autosufficienza economica, non dovendosi dare alcun valore alla qualità e durata del tempo vissuto insieme, all’entità dell’apporto di ciascuno/a alla vita e al patrimonio comune.
La rappresentazione delle relazioni personali proposta non considera però che in Italia l’esperienza
femminile è ancora connotata da un forte squilibrio di potere sia nella dimensione privata delle relazioni familiari, sia nella dimensione pubblica, a partire da quella lavorativa. Questo squilibrio si riflette sulla condizione reddituale delle donne ed è destinato ad accentuarsi con il divorzio laddove il giudice, in relazione alla richiesta di assegno, non riconoscesse anche il valore economico del lavoro riproduttivo che concorre alla ricchezza familiare.
Sotto il profilo della dimensione pubblica occorre considerare che, se è vero che l’Italia si apre verso un modello paritario di divisione del lavoro sia per la maggiore possibilità di accesso al lavoro retribuito delle donne che per la più equa distribuzione del lavoro familiare nelle coppie, secondo l’Istat il tasso di occupazione delle donne tra i 15 e i 64 anni rimane tra i peggiori dell’Unione europea: l’Italia è, infatti, al penultimo posto, prima della Grecia. Tra le donne occupate con figli, il 67% del lavoro familiare prodotto dalla coppia è a carico delle donne per la cura dei figli, delle persone anziane e di eventuali componenti disabili della famiglia, mancando in Italia un welfare che le sostenga. Altri dati confermano la condizione di disuguaglianza sostanziale in cui versano molte donne: 1 milione
170 mila donne ha subito ricatti sessuali sul lavoro nel corso della vita, il 26,4% delle donne subisce violenza psicologica o economica dal partner attuale, intendendo per violenza economica, tra l’altro, l’impedimento alla donna di lavorare o di conoscere il reddito familiare e decidere le spese familiari, di avere una carta di credito o un bancomat, di usare il proprio denaro e il costante controllo sulle spese di lei.
In quanto singole e componenti di associazioni impegnate nella promozione dei diritti fondamentali delle donne e nella prevenzione della violenza contro le donne, compresa la violenza economica, esprimiamo preoccupazione per il rischio di un avallo da parte delle Sezioni Unite del nuovo orientamento giurisprudenziale che, recependo lo stereotipo sessista che descrive le ex mogli come donne avide a scapito degli ex mariti, ignora la realtà dei rapporti sociali e delle dinamiche all’interno delle relazioni familiari nel nostro paese.
Al fine di promuovere l’effettiva indipendenza e autonomia delle donne dentro e fuori alle relazioni
familiari, non si può trascurare che il concetto di autosufficienza economica non può essere “decontestualizzato”, ma caso per caso deve essere necessariamente ancorato alle perdite di opportunità e rinunce, nella sfera pubblica e lavorativa, che le donne accumulano nel corso del proprio vissuto familiare e relazionale, e ciò proprio in ragione di quei dati oggettivi afferenti il gender gap italico.
Riteniamo indispensabile, inoltre, superare la natura assistenziale dell’assegno divorzile, per
attribuirvi invece una finalità redistributiva, funzionale al riconoscimento del valore dell’apporto di ciascuno/a alla vita condivisa, e confidiamo in un rafforzamento di parametri di giudizio che siano di presidio dell’uguaglianza sostanziale nelle relazioni familiari e post-coniugali, in attuazione degli artt.
2 e 3 della Costituzione.
Per adesioni: accessoallagiustizia.crs.dd@gmail.com
Augusta Angelucci
Antonella Anselmo
Rossella Benedetti
Francesca Bettio
Maria Luisa Boccia
Ilaria Boiano
Anna Maria Buzzetti – Presidente Agi Sez. romana
Alida Castelli
Francesca Chiavacci, pres. ARCI
Marta Cigna
Laura Cima
Paola Cioni
Chiara Colasurdo
Daniela Colombo – Pari o Dispare
Cecilia D’Elia
Tiziana Dal Pra- Trama di terre
Eliana Dicaro
Federica Dolente- ASS. Parsec
Vittoria Doretti,
Elisa Ercoli- Pres. Associazione Differenza Donna ONG
Giusi Finanze
Paola Gaglianone
Claudia Galimberti
Maurizio Gressi, portavoce del Comitato per la promozione e protezione dei diritti umani
Anna Maria Isastia
Simona Lanzoni
Lia Levi Tas
Isa Maggi e Amelia Crucitti – Stati Generali delle Donne
Teresa Manente
Maria Rosaria Marella
Donatella Martini – DonneinQuota
Elisa Mattogno
Maria Merelli- Ass. LeNove
Daniela Monaco- Consiglio Nazionale Donne
Italiane (CNDI)
Laura Moschini
Simona Napolitani
Rosanna Oliva- – Rete per la Parità
Laura Onofri – Se non ora quando? Torino
Maria Serena Palieri
Maria Grazia Panunzi – Aidos
Flavia Perina
Fabiana Pierbattista
Tamar Pitch
Luisa Rizzitelli – Rebel Network
Maria Grazia Ruggerini – Ass. LeNove
Linda Laura Sabbadini
Cristiana di San Marzano
Chiara Saraceno
Rina Sarto
Maria Teresa Semeraro
Mirella Serri
Giorgia Serughetti
Claudia Signoretti, Parteciparte
Simona Simeone
Francesca Soncin
Viviana Straccia
Loredana Taddei
Paola Tavella
Barbara Terenzi
Chiara Valentini
Maddalena Vianello
Milli Virgilio
Grazia Zuffa
AGI SEZ. ROMANA- AIDOS- BEFREE- CENTRO PER LA RIFORMA DELLO STATO- CODICE DONNACOMITATO
PER LA PROMOZIONE E PROTEZIONE DEI DIRITTI UMANI- CONSIGLIO NAZIONALE DONNE
ITALIANE- CONTROPAROLA- COMITATO LIDIA POËT- CRAS FORM- DIFFERENZA DONNA-ONG- GIUDITGIURISTE
IN GENERE- LAVOROVIVO.IT- LENOVE- FOND. PANGEA- PARI O DISPARE- ASS. PARSECPARTECIPARTE-
REBEL NETWORK- RETE PER LA PARITA’- SE NON ORA QUANDO? TORINO- SOCIETA’
DELLA RAGIONE ONLUS- STATI GENERALI DELLE DONNE- TRAMA DI TERRE- UDI NAZIONALE