ADDEBITO SE NON CI SONO RAPPORTI FISICI

La moglie impone una vita ascetica, il marito chiede la separazione con addebito, facendo presente che Monica per ben 7 anni, dalla nascita della bambina, aveva rifiutato qualsiasi rapporto sessuale, al punto che Marco si era rassegnato a dormire in una stanzetta separata.

Il Tribunale rigetta la richiesta di addebito, la Corte di Appello l’accoglie, la Cassazione la conferma. Secondo i Giudici di legittimità il persistente rifiuto di intrattenere rapporti affettivi e sessuali con il coniuge, poiché, provocando frustrazione e disagio e, non di rado, irreversibili danni sul piano dell’equilibrio psicofisico, costituisce gravissima offesa alla dignità e alla personalità del partner configura ed integra violazione dell’inderogabile dovere di assistenza morale che ricomprende tutti gli aspetti di sostegno nei quali si estrinseca la comunione coniugale”.

Insomma, rendere impossibile al coniuge il soddisfacimento delle proprie esigenze affettive e sessuali, impedisce l’esplicarsi della comunione di vita nel suo profondo significato.

Certamente la vita sessuale di una coppia è una parte importante e significativa, ma è anche un aspetto molto delicato e molto intimo, che esula, assai spesso, da una determinazione personale (specialmente per le donne, coinvolte dall’esperienza della maternità o dalla menopausa, ecc. ecc.); inoltre è la modalità del rapporto che più di ogni altra è la sintesi del contributo di ciascun partner, per cui se uno dei due si tira indietro, occorre verificarne le cause, perché è verosimile che siano da ricondurre ad entrambi i coniugi.

Mi sembra che un’accusa rivolta così genericamente, sotto l’indicazione del dovere di “assistenza morale”, sia una decisione medievale e non in linea con i tempi.

Avv. Simona Napolitani

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