Si discute spesso dell’affidamento super esclusivo ad un solo genitore, al quale vengono attribuite le decisioni di ordinaria e straordinaria amministrazione, relative alla vita del figlio minore. Di recente, la Corte di Cassazione – con ordinanza del 12 settembre 2024 – è tornata sull’argomento per un caso che fuoriesce dai normali criteri di violenza (tipici per disporre l’affidamento super esclusivo). La donna dopo aver ottenuto dal Tribunale di Palermo l’affidamento condiviso della figlia minore ad entrambi i genitori, ha visto riformare tale decisione dalla Corte di Appello, che ha disposto l’affidamento esclusivo al padre, con delega per tutte le decisioni straordinarie e diritto di visita della madre in ambiente protetto. Il convincimento dei giudici di legittimità si basa sulle risultanze della CTU psicologica, per vagliare la capacità genitoriale di entrambi i genitori, in linea con quanto affermato dai Servizi Sociali. Ebbene, gli esiti peritali hanno concluso nel senso che il padre è risultato essere una buona figura paterna, tutelante con la bambina, presente nelle diverse fasi della crescita, accorto ai bisogni della stessa, capace di posticipare le proprie necessità privilegiando la serenità della minore. La madre ha forti carenze di sintonizzazione nella comprensione emotiva, non riesce a codificare il malessere della bambina che gestisce con dinamiche più vicine alla gelosia che ad una relazione basata sull’affetto. La bambina prova paura nei confronti della madre e del suo contesto familiare. Pertanto, la Suprema Corte ha disposto l’affidamento rafforzato al padre per i seguenti motivi: per l’elevata conflittualità ancora esistente nella coppia genitoriale, per la fragilità delle condizioni psicologiche della madre, per i limiti delle sue capacità genitoriali, per l’incapacità della donna di instaurare un dialogo con il padre di sua figlia, per l’assenza di valide figure familiari che possano essere di supporto alla donna.
In chiusura, ricordiamo l’unanime orientamento giurisprudenziale della Corte di Cassazione, secondo cui in materia di affidamento dei figli, il criterio fondamentale cui deve attenersi il Giudice nel fissarne le relative modalità di esercizio è quello del superiore interesse della prole, atteso il diritto preminente dei figli a una crescita sana ed equilibrata.
Chi scrive si domanda se non c’è una responsabilità del padre per mettere al mondo figli con chi è chiaramente carente della responsabilità genitoriale.
Avv. Simona Napolitani