Mi occupo di genitorialità perché ritengo che – come più volte ho detto e ho scritto – la famiglia è la cellula primaria su cui si basa la società, i nostri figli costituiranno le nuove generazioni e saranno il futuro della nostra Nazione.
Ragazzi che crescono in un clima sano, stabile, dove scorre linfa vitale nelle relazioni genitoriali, dove il padre e la madre sanno dare “nutrimento” ai figli, potranno non solo realizzarsi, ma anche interagire e rispondere in maniera corretta ai bisogni della società.
I bambini hanno diritto di essere amati e di essere sostenuti nel loro complesso percorso di crescita, ma la genitorialità nessuno la insegna, si può solo sperare nell’equilibrio della coppia genitoriale.
Condizione non sempre presente. Da una parte è difficile capire le esigenze più intime e profonde dei figli, dall’altra molte madri e molti padri non hanno gli strumenti adatti per comprendere le sensibilità e i disagi dei minori.
Sulla base di queste considerazioni, sono sempre attenta a ciò che i Tribunali decidono in materia di famiglia e di genitorialità, in quest’ottica condivido con Voi lettori, questo significativo passaggio di una recente sentenza del Tribunale di Roma, secondo cui “…quanto all’altra figlia…vista la violazione sistematica dell’obbligo di cura e sostegno, dal momento che il resistente (n.d.r. il padre) ha omesso di contribuire al mantenimento delle figlie, che oltretutto ha incontrato solo saltuariamente, elementi da cui può dedursi l’inadeguatezza del padre a condividere la responsabilità genitoriale…il padre dal 2013 non sostiene più economicamente le spese di mantenimento della prole, vede le figlie solo saltuariamente, circa una volta al mese, prendendole per una breve passeggiata per poi riaccompagnarle a casa, deve ritenersi la necessità di derogare alla disciplina ordinaria di affidamento condiviso della prole minorenne, confermandone l’affidamento esclusivo alla madre….”.
Ritengo importante che la magistratura si pronunci e giudichi come inadeguata la condotta di un padre che non rispetta i propri obblighi genitoriali, obblighi attinenti alla “cura” dei figli, nel senso più comune e quotidiano del termine.
Le decisioni dell’Autorità Giudiziaria aiutano a creare cultura e forniscono indicazioni sulle condotte pregiudizievoli dei genitori nei confronti dei figli.
Troppo spesso, nelle separazioni, il genitore obbligato non versa il mantenimento oppure si disinteressa completamente dell’educazione, della salute e dell’istruzione dei figli.
Si tratta di comportamenti omissivi e non commissivi, più difficili da provare: è importante che il Tribunale li abbia rilevati e fatti propri, al punto da disporre l’affidamento esclusivo dei figli.
Speriamo che questi orientamenti si diffondano sempre di più e che creino una differente cultura genitoriale.
Simona Napolitani