Mario, in dubbio sulla fedeltà della moglie, si reca dall’avvocato e contestualmente dà incarico ad un detective per seguire la consorte e verificare come trascorre le giornate. Il detective consegna al marito un video che ritrae la donna in macchina, mentre scambia effusioni con un uomo.
Da qui, la richiesta di separazione con addebito a carico della moglie, quest’ultima si difende affermando che la crisi matrimoniale fosse già in atto nel momento in cui aveva iniziato la relazione extraconiugale, tant’è che il marito si era già rivolto ad un avvocato ed aveva dato incarico ad un detective.
Non basta rivolgersi ad un avvocato, non basta dare incarico ad un investigatore, non bastano incomprensioni e litigi per dimostrare che il rapporto di coppia fosse in una crisi irreversibile, prova che, d’altronde, la moglie non è riuscita a fornire: unica testimone la madre che risponde solo per “sentito dire” e non per presa diretta delle circostanze, dedotte dalla figlia su tale presunta rottura matrimoniale.
Una recente sentenza della Cassazione n. 3766/23 ha affermato che nel procedimento di merito, mentre il marito aveva provato che alcuna crisi matrimoniale fosse in atto nel loro rapporto, la moglie non ha fornito la benchè minima prova del contrario, ossia dell’asserita intollerabilità della convivenza. L’unica comportamenta che ha portato la fine del matrimonio è stata solo l’infedeltà della moglie.
avv. Simona Napolitani